In Belgio colpisce l'allestimento dell'opera di Berlioz in chiave "guerresca" alla luce dei recenti fatti di sangue.
L’orrore destato dai brutali attentati di Bruxelles viene catapultato in questa opera di Hector Berlioz tratta dalla commedia shakespeariana Molto rumore per nulla, che il Théatre Le Monnaie propone in una versione registica affidata al giovane Richard Brunel. Gli eventi terribili di cui la capitale belga si è trovata protagonista sono ancora palpabili (vuoi per la presenza di numerosi militari ovunque, vuoi per la minuziosa perquisizione effettuata all’ingresso) e doverosamente le rappresentazioni di questo titolo sono dedicate alle vittime degli attentati.
La regia di Brunel è molto incisiva: egli riscrive di sana pianta i dialoghi recitati rendendoli funzionali alla sua idea, mutando anche i destini dei personaggi e inserendo elementi che lo stesso Berlioz aveva eliminato dal testo shakespeariano, tra cui il personaggio di Don Juan. Solo il finale collima con la versione voluta da Berlioz. Questo lavoro di ricostruzione e di rifacimento, aspramente contestata alla “prima”, rende visivamente e a parole un’altra opera, di impronta drammatica e con risvolti psicologici pesanti. Grazie alla bella scenografia di Anouk Dell'Aiera, Brunel ambienta il tutto in un’unica stanza, una chiesa in un paese bombardato e in guerra, dove vivono rifugiati gli abitanti del paese in attesa di una liberazione. Il soffitto è sfondato e in più parti vi piove dentro; materassi e mastelli riempiono il luogo, dove nel fondale una parete riporta i volti di soldati belgi uccisi in combattimento. In questo luogo avviene tutta la vicenda; a dire la verità una vicenda alquanto diversa dal libretto, se non altro per episodi che poco collimano col canto e si distaccano dalla stessa musica. Sembra di assistere a due opere sovrapposte, una vicenda drammatica con musica briosa. Il messaggio del regista però è chiaro: i conflitti separano le persone. Brunel inventa un Somarone crudele e invidioso, una rottura nuziale tra Claudio ed Héro e tanti altri dettagli che fanno perdere di vista il contenuto della drammaturgia originale. Nonostante questo approccio discutibile, Brunel sa far muovere i personaggi e riesce a imprimere in essi un intenso lavoro psicologico.
Anche la direzione musicale di Samuel Jean, alla guida di un’ottima Orchestra del Le Monnaie, sembra risentirne: inevitabilmente il distacco tra scena e orchestra è palese e il maestro fatica a rendere credibile il tutto. Nonostante questo la sua mano è sicura e leggera, riesce con grande bravura a rendere la freschezza e la brillantezza della bellissima ouverture; sicuramente l’acustica non gli rende giustizia ma la cura meticolosa per il dettaglio e il dialogo con cantanti e coro sono ottimi.
Stéphanie d'Oustrac nel ruolo di Béatrice porta in scena una tecnica vocale formidabile e una bellissima presenza scenica, oltre che una voce di tutto rispetto, seppur non estesissima. Julien Dran esprime al meglio il personaggio di Bénédict, giovane, con una bella voce sonora e dal perfetto accento, volitivo e passionale ma timido e pacato, incarna perfettamente il ruolo del giovane innamorato. Anne-Catherine Gillet, brava cantante e brava attrice è nel ruolo di Héro; voce mai forzata e acuti pulitissimi, fraseggio variegato e ottima dizione. Etienne Dupuis nel ruolo di Claudio si rivela essere una delle voci migliori della serata; il giovane baritono possiede un bel timbro e un bel colore brunito. Anche Eve-Maud Hubeaux in Ursule si segnala per l’intensità nel duetto Vous soupirez, madame?; bella e interessante la voce. Validi anche gli altri comprimari. Il Coro del La Monnaie si evidenzia sempre per precisione e unitarietà, bravo come sempre e ottimamente preparato da Martino Faggiani.